Brutti tempi per la creatura numero uno di Zuckerberg. Vista da fuori, pare una situazione da risveglio improvviso dopo un periodo di bengodi in cui improvvisamente si pagano tutti gli eccessi della festa.
Da un lato lo scrutinio dei governi e le multe, come quella per lo scandalo Cambridge Analytica, dall’altro i colpi inflitti dagli operatori di mercato (la brusca perdita di un quinto del valore di capitalizzazione, pari a oltre cento miliardi di dollari) per le stime di crescita riviste al ribasso, dovute in parte al mercato occidentale ormai saturo e all’implementazione del GDPR nell’Unione Europea e in parte alle contromosse necessarie per rendere la piattaforma meno soggetta ad essere volano di notizie false, odio e pubblicità virali di elementi poco limpidi con velleità ancora più torbide. In sostanza, meno contenuti girano (o meno velocemente, che poi è lo stesso), meno soldi si incassano.
Come riporta Massimo Gaggi sul Corriere, il rischio è che non ci sia un modo di conciliare prospettive di guadagni illimitati a un approccio più attivo nel limitare il proliferare di account e notizie finte.
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